Leggi l’articolo precedente: Mafia nigeriana/2 – Rissa a Reggio Emilia: quale fu il vero movente? (dal libro La mano nera sulla città)
Alla luce delle considerazioni precedenti si intuisce quanto sia composito l’universo criminale nigeriano. In esso si alternano capacità innovative, sotto l’aspetto tecnologico e funzionale, ad elementi primitivi criminogeni.
Questa alternanza conferisce alla minaccia di questa organizzazione una duplice natura contenente all’interno diverse caratteristiche. In essa convivono riti primitivi e superstizioni, spesso eletti quale iniziatico sanguinario al settarismo lobbista, e modelli tecnologicamente e culturalmente evoluti, in cui si integrano le più diverse e qualificate risorse sociali nigeriane. Accanto a bande aggressive, che derivano la loro legittimazione da organizzazioni strutturate in madrepatria, quali gli Eiye ed i Black Axe, responsabili di violente risse e di reati predatori particolarmente eclatanti in Piemonte ed in Veneto, si assiste al proliferare di articolazioni ben più solide, delle vere e proprie holding.
Esse si modulano come società moderne, attraverso: la multisettorialità degli affari, derivante dalla morfologia flessibile del modello organizzativo, in grado di aderire utilmente ad ogni aspetto remunerativo del mercato globale; la diffusività delle cellule, che realizzano un ampio network intercontinentale, in cui nodi locali, relativamente autonomi, rispondono all’occorrenza ad imputazioni delle lobby che dirigono i traffici; l’elevata capacità di condividere disegni transnazionali , frutto della duttilità strutturale, della disponibilità a condividere spazi illegali senza esasperare la competitività e dell’adattività agli ambienti ospiti; il mirato esercizio della violenza, normalmente orientata all’interno della diaspora ed in modo “inabissato” per evitare l’allarme sociale.
I gruppi finiscono per operare in modo autonomo, come attori criminali indipendenti, orizzontalmente, quali snodi di una rete e verticalmente, in ambiti associativi mafiosi gerarchizzati. Camaleonticamente essi assumono atteggiamenti tanto elastici da aderire magmaticamente a differenziati disegni criminosi, assicurandosi una “forte tenuta interna” e cogestendo affari personali e ruoli terminali di un processo ben più ampio ed allogeno. Non deve quindi meravigliare che per lungo tempo la criminalità nigeriana sia apparsa solo nelle sue manifestazioni più periferiche e residuali e che il conseguente rischio sia stato parcellizzato secondo evidenze casuali. Raccogliendo le tessere e componendole secondo i parametri della potenzialità, la minaccia criminale può riservare inedite preoccupazioni.
I “gri-gri” sono amuleti magici confezionati dai santoni, assai diffusi in Nigeria ed in tutta l’area subsahariana, che aumenterebbero le capacità di affermazione personale e proteggerebbero dal malocchio.
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